Critica
Luce, poesia, utopia: in fondo a guidare l'architetto e il regista sono gli stessi elementi, le medesime pulsioni. Illuminare il mondo, dargli bellezza, ispirare altri uomini col proprio lavoro a creare ulteriore grazia, come unico antidoto alla barbarie umana.
Su questo parallelismo di intenti - e su una decisa celebrazione del committente e della comunità politica locale - si muove il documentario di Carlos Saura, che segue lo stato dei lavori del centro e insieme raccoglie il punto di vista di Piano, il metodo, la visione, aspirazioni e ispirazioni (tra cui Italo Calvino, ma in primis la natura, la luce naturale, il potere del cinema e della fotografia di fermare il tempo e rendere la realtà immortale).
La struttura, la cui forma ricorda un visore, quasi un omaggio implicito all'atto del contemplare arricchendo se stessi, è poeticamente sollevata da terra, circondata dal verde, lontana dal traffico e divisa in due corpi che guardano e si affacciano sul mare con un camminamento che mima un pontile. Nel suo disegno aperto, nel rivestimento di ceramica bianca abbacinante e cangiante, si riflette l'intenzione di Piano di stimolare e coinvolgere l'immaginazione dei residenti, chiamati anche a dibattere pubblicamente sul progetto, anche se le implicazioni, gli sviluppi "drammatici" del dibattito locale e politico sono superficialmente accennati.
Ne seguiamo la costruzione in cantiere, i ritardi, il miracolo della creazione che si ripete di opera in opera, e l'accento sul valore civile e culturale degli edifici, contro la tentazione dello stile come valore in sé. Accompagnano le riprese aeree diversi brani di classica (Adagietto, Sinfonia n.5 di Mahler su tutti, a spingere sul pedale emotivo cercando un'analogia con l'incipit viscontiano sulla laguna). A Biografilm 2018, sezione Celebration of lives.
Raffaella Giancristofaro, Mymovies.it, 19 settembre 2018