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Il documentario offre un inedito sguardo dietro le quinte di una delle più grandi istituzioni culturali del mondo e la rivela come un luogo accogliente, di scambio culturale e apprendimento. Con 92 divisioni sparse per Manhattan, il Bronx e Staten Island, la Biblioteca pubblica di New York ambisce a essere una risorsa per tutti gli abitanti di questa città sfaccettata e cosmopolita, e non solo. La New York Public Library semplifica il credo profondamente americano del diritto individuale di sapere e di essere informato. È una delle istituzioni più democratiche in America - chiunque è il benvenuto. Con le sue attività, la Biblioteca giorno dopo giorno fa il possibile per stimolare l'apprendimento, promuovere la conoscenza e rafforzare le comunità.
Il cinema della realtà targato Frederick Wiseman prosegue il suo viaggio nelle più blasonate istituzioni culturali del nostro tempo. Dopo At Berkeley, girato nell’omonima università, e National Gallery, ambientato a Londra, il regista di Boston si sposta nella Grande Mela per raccontare il mondo della New York Public Library, una delle biblioteche più grandi degli Stati Uniti, con 87 filiali e una collezione sterminata di volumi. Al cinema, la sede principale di Fifth Avenue la si ricorda specialmente per Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Ex Libris – The New York Public Library è il quarantaduesimo film del leggendario documentarista classe 1930, che a ottantasette anni presenta per la prima volta una sua opera in Concorso a Venezia. Wiseman aveva già ricevuto il Leone alla Carriera nel 2014. La macchina da presa si aggira umilmente per i corridoi traboccanti di libri e per le sale dove ogni giorno si alternano incontri e conferenze. L’intento è osservare, non invadere, senza mai fermarsi alla superficie e scavando sempre più a fondo. Non ci sono interviste o voci fuori campo: ogni parola viene catturata durante il lavoro degli impiegati o nelle numerose iniziative quotidiane. Fin dai primi minuti, l’obiettivo è esaltare la funzione del sapere nella società moderna. “Siamo una biblioteca pubblica, perché la cultura deve essere di tutti”, spiega un rappresentante della fondazione no profit che gestisce la terza library più importante dell’America del Nord. Si salta dalla presentazione di un nuovo romanzo a un concerto di musica classica, dalla performance di un attore alla riunione del consiglio di amministrazione che, come in National Gallery, si interroga sui futuri investimenti e sui tagli del budget.
La New York Public Library viene descritta come un luogo pieno di vita, che si propone come polo di aggregazione per ogni etnia e ceto sociale. Ma Wiseman va oltre gli esempi virtuosi e descrive anche i problemi delle persone comuni, che faticano a partecipare ai corsi perché si alzano alle sei del mattino per lavorare, o andare a scuola, e rientrano alle otto di sera. Ex Libris – The New York Public Library è un film corale, travolgente, che scorre come un fiume in piena per tutte le sue tre ore e ventidue. Il vero protagonista è la platea, immersa in una realtà dalle mille sfaccettature. Gli addetti alle telefonate mantengono la calma quando dietro allo squillo di un apparecchio si nasconde un: “Cosa è un unicorno?”. E le persone di colore quasi si commuovono quando sentono parlare della loro schiavitù passata. L’America di Trump e Charlottesville sembra trovare un po’ di pace tra le magiche mura situate sulla Fifth Avenue. Basta una tessera per avere il WiFi gratuito e la curiosità di ognuno può essere soddisfatta dai seminari. Una realtà che invita a entrare, invece di lasciare alla porta. I malati di mente del fondamentale Titicut Follies appartengono a un’altra epoca, oggi vanno in scena i silenzi delle sale lettura e la calma di chi sa di aver trovato un rifugio sicuro dalla malvagità di questi anni. Gian Luca Pisacane, Cinematografo.it, 23 aprile 2018
Wiseman guida lo spettatore in un racconto fiume (197 minuti) nei diversi ambienti, rivela le diverse location non come una guida le mostrerebbe a un gruppo di turisti ma le accosta come gli organi di uno stesso corpo, una macchina la cui linfa vitale equivale all'informazione e al valore distribuiti alla cittadinanza coi suoi servizi. La macchina da presa coglie perfino il tono di voce degli addetti, le loro mansioni e le esigenze degli utenti, siano essi privati cittadini, ricercatori al lavoro su archivi oppure homeless in cerca di riparo. In parallelo, siede al tavolo delle riunioni operative del direttivo, un gruppo alla costante ricerca di risorse, impegnato a decidere come diversificarle e a come coinvolgere gli investitori e i rappresentanti della politica. Oltre alla digitalizzazione dei repertori e il continuo aggiornamento dei cataloghi c'è l'urgenza di ridurre il più possibile il divario digitale, dato che un newyorkese su tre non ha accesso alla rete. L'attività delle biblioteche pubbliche infatti non si limita al prestito e consultazione di opere sui supporti più diversi, ma consiste anche nel reperire in rete informazioni utili, per esempio mediche e legali, e in un'ampia gamma di corsi, possibilità di impiego, occasioni di relazione e di istruzione, con percorsi ad hoc per i disabili. Ex libris non è solo un inno al diritto all'istruzione ma all'inclusione, alla partecipazione, alla circolazione e condivisione di persone, dati, idee: valori alla base del vivere civile e democratico e della politica in sé, intesa anche come vita di una polis che rappresenta l'eccellenza di un Paese: tra presentazioni di libri, eventi, corsi di lettura in Braille e produzione di audiolibri, un centro specifico di ricerca sulla black culture, classi di discussione di letteratura per anziani e interazione con il sistema scolastico (spesso carente, come nel caso della "riscrittura" di un testo che definisce "lavoratori" gli schiavi arrivati via nave dall'Africa), la ricchezza di questa istituzione si dispiega in un viaggio appassionante dentro un monumento alla civiltà, in una chiamata misurata e argomentatissima a riappropriarsi della cultura, soprattutto attraverso la coscienza di classe e al principio di solidarietà così negletto dal governo Trump. Con Ex libris (il marchio che indica la proprietà di un volume, ma anche, in senso più ampio, tutto ciò che arriva dall'istruzione) il metodo di Wiseman, che indica a modello anche Primo Levi («fate attenzione a come descrivete come una cosa è fatta e prende forma, a non trascurarne il processo») e l'istituzione di cui si occupa sembrano ispirarsi a gli stessi principi. Ovvero quelli simboleggiati dai due leoni di marmo fuori dalla sede storica di Manhattan, non a caso simbolo dell'istituzione: patience and fortitude, pazienza e coraggio. Raffaella Giancristofaro, Mymovies.it, 5 settembre 2017
Soggetto: Frederick Wiseman Fotografia: John Davey Montaggio: Frederick Wiseman, Nathalie Vignères - (assistente) Suono: Frederick Wiseman
Nazione
USA
Distribuzione
I WONDER PICTURES E UNIPOL BIOGRAFILM COLLECTION (2018), IN COLLABORAZIONE CON AIB (ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBILIOTECHE) E AVI (ASSOCIAZIONE VIDEOTECHE MEDIATECHE ITALIANE)
Frederick Wiseman
Nato a BOSTON, Massachusetts (USA) il 1 gennaio 1930
Regista, sceneggiatore, produttore, montatore, tecnico del suono. Specializzato nel documentario. Studia legge ed è membro della Massachusetts Bar Association. Dopo essersi dedicato per anni all'insegnamento e alla ricerca presso la Boston University, Brandeis University e Harvard, si dedica alla produzione dal 1963 con "The Cool World" di Shirley Clarke, documentario sulla delinquenza giovanile ad Harlem,. Dopo aver co-fondato l'Organization for Social and Technical Innovation nel 1966, fa il suo primo docu-fiction, "Titicut Follies" (1967), che fotografa l'ospedale statale per crimini psichiatrici di Bridgewater, Massachusetts. I titoli successivi, ripresi con lo stile del cinema verità, sono semplici ma riguardano realtà complesse e delicate ed hanno come tematica comune gli effetti disumanizzanti della burocrazia nella nostra società: "High School" (1969), "Law and Order" (1969, sul Dipartimento di polizia di Kansas City), "Hospital" (1970, ambientato presso il New York Metropolitan Hospital"), "Juvenile Court" (1973), e "Walfare" (1975). Nel suo cinema il colpevole di solito si autoelimina, realizzando così la sua speranza di giustizia. Nel 1970 fonda la Zipporah Films, Inc., che da allora distribuisce i suoi documentari. Wiseman ha anche tenuto numerose conferenze su tematiche legislative. "Sinai Field Mission" (1977), "Model" (1980) e "Store" (1983, su Neiman-Marcus) esaminano la società americana come è riflessa nei prodotti di consumo e nell'influenza che essa ha all'estero. I film più recenti come "Blind", "Deaf", "Multi-Handicapped" (tutti del 1987) e "Near Death" (1989) analizzano l'influenza che hanno i problemi fisici sulla psiche. Wiseman è solito trascorrere molte ore a riprendere i suoi soggetti, per farli abituare alla macchina da presa. Effettua numerosissime riprese e solo nel lavoro di montaggio organizza il materiale secondo un tema che nasce anch'esso nelle fasi finali. I suoi ultimi lavori includono "High School II" (1993) e "Ballet" (1995). Nel 2003 gli è stato consegnato il premio Cipputi alla carriera nel corso della 21ma edizione del Torino Film Festival.