SABATO 9 novembre 2019 ore 20.30 (Sala Lampertico) DOMENICA 10 novembre ore 18.00 (Sala Lampertico) |
Regia
Safy Nebbou
Genere
DRAMMATICO
Durata
101'
Anno
2019
Produzione
MICHEL SAINT-JEAN PER DIAPHANA FILMS
Cast
Juliette Binoche (Claire/Clara), François Civil (Alex Chelly), Charles Berling (Gilles), Nicole Garcia (Catherine Bormans), Jules Houplai (Max), Claude Perron (Solange) |
Claire ha 50 anni, è divorziata, e ha una relazione con Ludo, un uomo più giovane di lei. Un giorno ha un'idea: per spiare il suo ex amante crea un profilo falso su Facebook. Adesso è Clara, una giovane ragazza di 24 anni, affascinante e attraente. Ma l'amore è dietro l'angolo... e dopo aver conosciuto Alex, un amico di Ludo, tra i due nasce un'attrazione virtuale. Claire sembra diventata improvvisamente la ragazza di un tempo e tra chiacchiere e confessioni notturne al telefono, messaggi e chat, finirà per innamorarsi veramente di Alex. Claire/Clara si renderà conto, quindi, che il mondo che ha creato si basa sulle menzogne, mentre i sentimenti che sta vivendo sono reali.
Dalla Francia un altro spunto di riflessione cinematografico sulla società moderna. Juliette Binoche è una donna ultracinquantenne, una professoressa universitaria divorziata con due figli tra i dieci e i vent’anni. Lasciata dal marito per una donna con la metà dei suoi anni, cerca di divertirsi un po’, sentimentalmente, anche, perché no, per dimenticarlo. La vicenda di cui sopra trae spunto da un romanzo di Camille Laurens che ha fatto correre la memoria cinefila del regista a classici come Rashomon di Akira Kurosawa e La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock. Il film di Nebbou introduce la protagonista, interpretata da una Juliette Binoche in ottima forma (nessuna novità), con diverse ellissi narrative raffiguranti le sue varie sedute da una psicoanalista, cui racconta i problemi derivanti dalla propria età. O, meglio, i problemi derivanti dalla convinzione che, una volta sfiorata o superata quell’età, bisogni fare i conti con lo sfiorire della bellezza del proprio corpo, che porterebbe all’accettazione di diversi limiti all’interno della sfera sessuale e a un decadimento della vita sessuale che, nonostante le rassicurazioni della psicologa, sembrano una fase assolutamente necessario e irreversibile per la donna. Ed è dunque qui che entrano in gioco le infinite possibilità, ludiche e non, che l’affascinante universo che il social network mette a disposizione. Claire vede nel più gettonato e utilizzato social del mondo, ossia Facebook, l’opportunità di vivere una sessualità tutta nuova, da ogni punto di vista: da una parte, la cinquantenne si reincarna nell’aspetto digitale di un’attraente ragazza che ha appena superato i venti anni, dall’altra è grazie a questo nuovo corpo appena “lanciato” nella rete che Claire può dare respiro ai suoi desideri più puri, senza dover fronteggiare i limiti della corporeità che il mondo reale (nel quale s’include anche l’inarrestabile brainwashing ad opera dei mass media) le impone ogni giorno.
Soggetto: Camille Laurens – (romanzo)Trama
Critica
Ma dimenticare è difficile, soprattutto quando il tuo obiettivo è una vendetta speculare: innamorarsi di (e far innamorare) un ragazzo. Tutta la storia è raccontata dal punto di vista psicoterapico: la protagonista affronta una serie di sedute e la sua psicologa, in silenzio per gran parte del film, un silenzio importantissimo, tira i fili della narrazione. Quest’ultima evidenzia i punti salienti di una relazione virtuale che la donna ha con un inconsapevole “coetaneo”, fingendosi ventenne su Facebook con un profilo, quello del titolo, falso.
Inizia come un gioco, prosegue come una cosa seria. Ma la paura di conoscere il ragazzo, e perderlo, è sempre troppo alta. Può sembrare, all’inizio, che si voglia rivolgere l’attenzione a temi sociali, ai social network, per l’appunto, e al solco generazionale che tendono a tracciare sempre più profondo.
Invece no: è un film di sentimenti, e sentimenti forti. Cosa significa amare, cosa andare avanti? Chi può aiutarci e chi possiamo aiutare, o condannare, con le nostre azioni? Ogni scelta lascia cicatrici, su noi e sugli altri, di cui conosciamo a malapena gli effetti a lungo termine. O, forse, potremmo conoscerli ma decidiamo di ignorarli.
La regia, a parte qualche ottimo primo piano, è più che altro di servizio alla trama, ai suoi colpi di scena alquanto telefonati, ma comunque efficaci. Forse indugia un po’ troppo in riprese aeree, ai limiti del narcisismo da drone. Interessante però il terzo atto che, come nel gioco dell’Oca à la Sliding Doors, fa un passo indietro per raccontare (con l’espediente della meta-narrazione letteraria) un possibile finale alternativo. L’epilogo, quanto mai sincopato e compresso, disperde quasi l’energia preziosamente accumulata ma si riprende con un ultimo colpo di coda.
Conosciuto il confine estremo del dolore che possiamo sopportare, siamo capaci di resistere e astenerci dal valicarlo?
Andrea Giovalè Cinematografo.it, 12 Ottobre 2019
I modelli, come è giusto che sia, erano elevati e per tentare di emularli ci volevano due protagoniste di eccellenza. Le ha trovate in Juliette Binoche e Nicole Garcia che costituiscono un'occasione per riflettere come due interpreti di rango possano reggere una sceneggiatura che, da un certo punto in poi, sembra scritta da una Carolina Invernizio rinata in era social.
Nella prima parte del film, che è strutturato come flashback derivanti dalla narrazione dinanzi a una psicoanalista, le due star si consentono duetti che interpolano l'evolversi delle vicende sentimental-virtuali della protagonista. Da un lato c'è la cinquantenne bisognosa non tanto di 'piacere' (per quello ci sarebbe l'amante Ludo) quanto piuttosto di sentirsi attraente con una modalità che andasse oltre la pura e semplice sessualità. Sulle sue spalle pesa però la convinzione (che l'odierna società fa ben poco per smantellare) di avere ormai perso qualsiasi possibilità in quel senso.
La nuova e giovane identità le consente invece di sentirsi 'completa'. Di fronte ha una donna che le ricorda qual è il proprio ruolo (non amica ma terapeuta) e che la mette, gentilmente ma con fermezza, di fronte alle sue fragilità.
Fin qui tutto bene. Peccato però che da circa metà film in avanti colpo di scena faccia seguito a colpo di scena depotenziando quanto fino ad allora si era costruito su un piano di riflessione non banale sull'amore ai tempi di quel colera che può diventare la virtualità. Il dovere professionale impone di non fare spoiler ma chi avrà l'occasione di vedere il film (magari proprio per godersi le due interpretazioni) avrà modo di verificare.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it, 11 febbraio 2019
Il pericolo in un’operazione simile sarebbe stato quello di porre l’accento sulle conseguenze che l’abuso di quei seducenti strumenti ha sulla nuova vita, sul rapporto “immateriale” instaurato fra la propria identità fittizia e quella, probabilmente corrispondente alla realtà, dell’altro, con cui s’instaura un legame (spesso anche profondo, paradossalmente). Invece Nebbou costruisce una riflessione non da poco sui sentimenti veri ai tempi del web, vale a dire su come le azioni sbagliate all’interno di questo cosmo codificato in pixel, status, immagini profilo e nome utente ricadano, poi, specialmente sulle relazioni umane al di fuori di esso, spesso sganciandoci di netto dalla società e dagli affetti stretti. Bugie e sentimenti sono al centro indiscusso dell’opera di Nebbou, che gioca con i livelli narrativi e i toni del thriller, del dramma, del romance per mettere in scena una situazione sociale allarmante con eleganza di regia e di scrittura, sebbene non sempre scavando nel profondo delle (tante) questioni sollevate.
Federica Cremonini, Cinematographe.it, 25 Ottobre 2019Altre informazioni
Sceneggiatura: Camille Laurens, Safy Nebbou, Julie Peyr
Fotografia: Gilles Porte Musiche: Ibrahim Maalouf
Montaggio: Stephane Pereira
Scenografia: Constance Demontoy
Costumi: Alexandra Charles
Altri titoli: Who You think I am
Tratto da: romanzo "Quella che vi pare" di Camille Laurens (edito E/O)
credits: