VENERDì 18 ottobre 2019 |
Regia
Hirokazu Kore-Eda
Genere
DRAMMATICO
Durata
107'
Anno
2019
Produzione
MURIEL MERLIN PER 3B PRODUCTIONS, COPRODUTTORI MIYUKI FUKUMA, MATILDE INCERTI. COPRODUZIONE 3B PRODUCTIONS BUNBUKU & M.I MOVIES, FRANCE 3 CINÉMA, CON LA PARTECIPAZIONE DI FRANCE TÉLÉVISIONS, CANAL+, CINÉ+, LE PACTE, WILD BUNCH, GAGA CORPORATION
Cast
Catherine Deneuve (Catherine), Juliette Binoche (Juliette), Ludivine Sagnier (Ludivine), Roger Van Hool, Ethan Hawke |
Fabienne (Catherine Deneuve) è una star del cinema francese circondata da uomini che la adorano e la ammirano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir (Juliette Binoche) torna a Parigi da New York con marito (Ethan Hawke) e figlia. L'incontro tra madre e figlia si trasformerà velocemente in un confronto: le verità verranno a galla, i conti saranno sistemati, gli amori e i risentimenti confessati.
Kore-eda, nel suo secondo debutto stavolta in territorio straniero, con la curiosità meticolosa dell'outsider esplora ogni angolo di una casa bellissima, "anche se c'è una prigione proprio qui dietro". E in una prigione della parola deve sentirsi Lumir, figliol prodiga che da bambina voleva fare l'attrice, ma che da adulta è diventata sceneggiatrice, nel tentativo forse di dare un senso alla voce di una madre che spesso di fronte alla realtà sceglie di far vincere la leggenda. Per essere l'opera di un regista che gira in una lingua non sua, Le Verità stupisce per la perfetta sinfonia di ambiguità e allusioni dei suoi dialoghi, giocati su un corto circuito costante di età, ruoli familiari, ricordi e riflessi di sé.
Trama
Critica
Sull'onda della consacrazione con Un affare di famiglia, Palma d'oro a Cannes e grande successo internazionale, l'autore giapponese si cala nel contesto alto-borghese della vecchia Europa in modo discreto ma decisivo, recando in dote il suo elegante rigore di messa in scena a beneficio di una storia che, lasciata al suo eccesso francese, avrebbe potuto facilmente perdersi.
Poco incline ad avventurarsi per le vere strade di Parigi, che fanno solo un paio di fuggevoli apparizioni, Kore-eda crea invece una domesticità sempre visibilmente artefatta (dal suddetto giardino-prigione agli interni in auto, così simili al green screen sulle finestre del set cinematografico a cui conducono) in cui Catherine Deneuve e Juliette Binoche possono giocare la loro partita a suon di finzioni. Le due star, mai prima insieme sullo schermo, sono poco credibili come madre e figlia, ed è proprio questo il punto: nemmeno i loro personaggi ci credono, in un film troppo plurale per essere categorico.
Mentre gli uomini si moltiplicano (guidati da un Ethan Hawke bonariamente di contorno), le donne si cambiano di posto, si riconfigurano, si specchiano l'una nell'altra. Non si fidano della memoria e non credono alle parole, ma hanno vissuto troppo a lungo per riconoscere madri e nonne dall'odore come fa Charlotte.
Leggero nel tono ma profondamente funereo nel sottotesto, Le verità è un film che costringe a misurarsi anche con i fantasmi, in particolare quelli, forse molto veri e personali, di Deneuve. È appropriato che le suggestioni autobiografiche si facciano strada nei personaggi, in un'opera che si accende di passione quando parla del mestiere dell'attore. Kore-eda ne traccia una mappa spirituale, dai gesti sul set alle frustrazioni, dalla vulnerabilità ai capricci, dalla tecnica alla magia. E se queste attrici, celebrate o mancate che siano, non sono in grado di perdonarsi da sole vorrà dire che le perdonerà il pubblico.
Tommaso Tocci, Mymovies.it, 28 agosto 2019
È possibile affidarsi ai ricordi per rintracciare la verità? Messe su carta, le nostre “memorie” che valore assumono per gli altri? Soprattutto per chi ha fatto parte della nostra vita?
Ruota intorno a queste domande il nuovo film di Kore-Eda Hirokazu, regista nipponico Palma d’Oro a Cannes 2018 con Un affare di famiglia, che per la prima volta dirige e ambienta un proprio film al di fuori del Giappone, in Europa, in Francia.
La vérité – apertura in concorso della 76ma Mostra di Venezia – esplora come altre volte accaduto nel cinema di Kore-Eda gli intrecci emotivi di una famiglia. Nello specifico, la famiglia è quella di Fabienne (Catherine Deneuve), diva del cinema francese circondata da uomini che la adorano e la ammirano.
Quando pubblica la sua autobiografia (Le vérité, appunto), la figlia Lumir (Juliette Binoche) torna a Parigi da New York con marito (Ethan Hawke) e figlia. L’incontro tra madre e figlia si trasformerà velocemente in un confronto: le verità verranno a galla (?), i conti saranno sistemati, gli amori e i risentimenti confessati.
Magie e bugie, family-drama e cinema-nel-cinema si snodano lungo un sentiero dove leggerezza e profondità si amalgamano grazie ad una scrittura sopraffina (lo script è del regista stesso) e al talento smisurato dei suoi interpreti, con Deneuve-Binoche allacciate in un passo a due di un’intensità e una classe commoventi, sullo sfondo di un autunno parigino di malinconica bellezza.
Freschezza e umorismo non abbandonano mai la narrazione, andando così a riempire quel senso di vuoto che aleggia sui protagonisti: è la storia di un’assenza – dopotutto – a calibrare da anni i rapporti tra questa madre troppo impegnata a rincorrere la finzione (“della quotidianità non frega nulla a nessuno”) e una figlia che, attrice mancata, diventata adulta lavora inventando storie, come sceneggiatrice.
Ed è qui che il metacinema di Kore-eda trova il suo sbocco più naturale: Lumir accompagna Fabienne sul set del nuovo film che sta girando, un’improbabile sci-fi intitolata Ricordi di mia madre, dove la protagonista Manon (Manon Clavel) è costretta a vivere nello spazio per scongiurare la fine prematura dovuta ad una malattia terminale. Torna sulla Terra ogni 7 anni, ritrovando la figlia di volta in volta cresciuta: Fabienne interpreta questa figlia, ormai 73enne, al cospetto di una madre più giovane di lei di almeno 40 anni.
Non detti e fantasmi riemergono via via che l’attrice si avvicina al termine della lavorazione. Su tutto, il ricordo di Sarah (alimentato dalla somiglianza con Manon), una collega scomparsa tragicamente molti anni prima, con cui Fabienne era legata da un rapporto profondo e l’allora bambina Lumir trascorreva parte della sua infanzia.
Impossibile, a tal proposito, non collegare questo artificio narrativo alla reale, dolorosa perdita della Deneuve, quella della sorella-attrice quasi coetanea Françoise Dorléac, morta a soli 25 anni in un incidente d’auto.
Finzione e realtà si sovrappongono, ancora una volta, piccole menzogne vengono preferite ad amare verità, i ricordi sbiadiscono e riaffiorano senza soluzione di continuità, l’autunno volge all’inverno. E il cinema di Kore-eda – pur spostandosi ad altre latitudini – riesce a non disperdere la propria poesia.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it, 28 agosto 2019
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