SABATO 25 maggio 2019 ore 16.15 - 20.30 (Sala Lampertico) DOMENICA 19 maggio ore 18.00 - 20.30 (Sala Lampertico) |
Regia
Sameh Zoabi
Genere
COMMEDIA
Durata
97'
Anno
2018
Produzione
BERNARD MICHAUX PER SAMSA FILM, GILLES SACUTO, MILÉNA POYLO PER TS PRODUCTIONS, AMIR HAREL PER LAMA FILMS, PATRICK QUINET PER ARTÉMIS PRODUCTIONS
Cast
Kais Nashif (Salam), Lubna Azabal (Tala), Yaniv Biton (Assi), Nadim Sawalha (Bassam), Maisa Abd Elhadi (Mariam), Salim Daw (Atef), Yousef 'Joe' Sweid (Yehuda), Amer Hlehel (Nabil), Ashraf Farah (Marwan), Laëtitia Eïdo (Maisa) |
Salam, un affascinante trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, lavora come stagista sul set della famosa soap opera palestinese 'Tel Aviv on Fire', prodotta a Ramallah. Ogni giorno, per raggiugere gli studi televisivi, Salam deve passare attraverso un rigido posto di blocco israeliano. Qui incontra il comandante incaricato del posto di blocco, Assi, la cui moglie è una fedelissima fan della soap opera. Per impressionarla, Assi si fa coinvolgere nella stesura della storia. Ben presto Salam si rende conto che le idee di Assi potrebbero fruttargli una promozione come sceneggiatore. La sua carriera creativa decolla fino a quando Assi e i finanziatori del programma si trovano in disaccordo sul finale della soap opera. Stretto tra un ufficiale dell'esercito e i finanziatori arabi, Salam può risolvere i suoi problemi solo con un colpo da maestro.
Sameh Zoabi, sceneggiatore e regista palestinese, già nei sui film precedenti, premiati in molti festival dal Sundance a Locarno, aveva cercato una chiave per raccontare il conflitto interno legato alla difficile condivisione dei territori con Israele. Il fatto che il regista e sceneggiatore Sameh Zoabi abbia optato per la commedia per raccontare la vita al tempo di uno dei più dolorosi e insolubili conflitti della storia contemporanea non deve essere letto come una dichiarazione di leggerezza, ma come segnale di una consapevolezza. Tutti Pazzi a Tel Aviv (Tel Aviv on Fire) è un film del 2018 scritto e diretto da Sameh Zoabi e presentato nella sezione Orizzonti della 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. I protagonisti del film sono Kais Nashif, Yaniv Biton, Nadim Sawalha, Maisa Abd Elhadi e Lubna Azabal, che i più ricorderanno ne La donna che canta di Denis Villeneuve. A discapito di quanto si potrebbe supporre dal titolo e dal conflitto in corso fra Israele e Palestina, Tutti Pazzi a Tel Aviv si presenta come una commedia acuta e raffinata, che utilizza il mondo della TV per mettere in risalto il lato grottesco della drammatica situazione di quest’area geografica.
Sceneggiatura: Dan Kleinman, Sameh ZoabiTrama
Critica
Un problema di culture e politiche che si riflette inevitabilmente sulla vita di tutti i giorni. Trovare un modo per raccontare tutto questo non sempre è facile perché si può essere fraintesi e, confessa lo stesso regista, accusati di fare film “eccessivamente palestinesi o inadeguatamente israeliani”.
Tel Aviv on Fire evita entrambe le trappole affidandosi ai toni del grottesco e alla leggerezza di una comicità parimenti intrisa di umorismo palestinese ed ebraico. La vicenda, quella di un aspirante sceneggiatore di una soap prodotta a Ramallah, ben si presta allo humour corrosivo che colpisce le caratteristiche entrambe le tradizioni. Salam, il protagonista, dovendo dar vita a un ebreo si fa aiutare da Assi, il capitano israeliano del posto di blocco che è costretto a passare ogni giorno.
Tra vivaci scambi di idee e humus condivisi, tra i due i punti di contatto si mostrano sempre più evidenti, anche quando litigano per quale piega far prendere alla soap. Fino al colpo di scena finale, che fa letteralmente saltare ogni barriera. E’ in questo senso particolarmente interessante che una parte dell’ambientazione sia proprio un posto di blocco, frontiera fisica culturale e mentale. Corrispettivo reale delle differenze che la soap fa rivivere sul set. La vita è un film, il finale è nelle mani degli uomini.
Greta Leo, Cinematografo.it, 2 Settembre 2018
Ridere di noi stessi aiuta a sopprimere la rabbia e pone nella giusta prospettiva per trovare una soluzione alla frustrazione. Tel Aviv on fire affronta l'occupazione, l'abuso di potere, persino (o più che mai) l'irrazionalità di alcuni noti comportamenti dei due fronti, su un piano traslato, quello della messa in scena fittizia (e piuttosto becera) della soap, e lo fa per dire che un dialogo è possibile, un finale è possibile, persino una nuova stagione, forse: a patto di ascoltarsi, per quanto pessime e incondivisibili possano sembrare all'inizio le idee dell'altro.
Dentro gli ingranaggi di un film che scorre fluido, senza grandi pretese, sfruttando gli spunti offerti dello strumento comico dell'iperbole ma senza farsi tentare da attacchi di bassa lega, Zoabi, attraverso il personaggio dell'inesperto Salam, scrive un piccolo romanzo di formazione, nel quale viene premiato il pensiero che nasce dal cuore, per quanto melenso possa apparire ("i fichi come frutto dell'amore"), anziché la frase fatta, la domanda retorica, il botta e risposta senza speranza di cui è scritta la storia dell'opposizione israelo-palestinese.
Il regista si diverte, cioè, a mettere il suo dinoccolato protagonista in una situazione complicata e potenzialmente "esplosiva" (per usare un termine volontariamente ambiguo, che innesca una miccia anche all'interno del film), per vedere come se la caverà alle prese con prospettive così comicamente divergenti, che potrebbero però avere drammatiche conseguenze reali. Anche il mondo apparentemente più lontano dalla politica che si possa immaginare, infatti, come quello dell'intrattenimento televisivo per signore, in un clima sociale perennemente sul punto d'infiammarsi non è immune da responsabilità. Salam, insomma, dovrà farsi venire una buona idea. Sameh Zoabi, nel piccolo del suo film, ce l'ha avuta.
Marianna Cappi, Mymovies.it, 7 settembre 2018
Si può ridere su un conflitto che ormai da decenni lacera dall’interno un popolo e al contempo fare satira sui meccanismi alla base degli show televisivi di massa? La risposta è sì, e ce lo dimostra Sameh Zoabi con il suo esilarante e corrosivo Tutti Pazzi a Tel Aviv, fra le sorprese più gradite di quest’edizione della Mostra. Una soap opera dozzinale, ma di clamoroso successo popolare, diventa sublime metafora delle fasulle barriere mentali che separano le due fazioni di uno stesso popolo e fulcro narrativo di spassose e ficcanti gag sui meccanismi alla base degli show popolari, da sempre condizionati più da esigenze di cassetta e dal caso che da vere e proprie scelte artistiche.
Fra tragicomica riflessione sociale e metatelevisione comica alla Boris, Sameh Zoabi usa l’umorismo grottesco e la più ingenua leggerezza per mettere alla berlina l’insensatezza del conflitto arabo-israeliano, puntando il dito sui rispettivi stereotipi e soprattutto sulle tante convergenze che avvicinano le due fazioni, come la comune passione per uno sgangherato show televisivo. Il cineasta palestinese sa però lavorare anche di fino, utilizzando un posto di blocco, ovvero il più artificioso e rigido confine costruito dall’uomo, come paradossale luogo di incontro e di dialogo fra le parti, lasciando invece alle immagini della ridicola soap opera Tutti Pazzi a Tel Aviv, ovvero l’elogio della frivolezza, il compito di amplificare la situazione reale, scimmiottando fra l’altro classici hollywoodiani come Casablanca.
Il risultato è una commedia ingegnosa ed estremamente godibile, che riesce nell’impresa di fare riflettere su una difficile realtà con il sorriso sulle labbra, senza mai diventare una superficiale farsa ed evitando ridondanze e momenti morti. Un umorismo travolgente ed elegante, che utilizza una vicenda insignificante come la decisione su quale piega fare prendere a un programma televisivo come crocevia di storie e sfumature sociali, mostrando come i più alti muri e le più minacciose barriere del mondo siano sempre quelli mentali, costruite su differenze inesistenti e assurde ostilità.
Tutti Pazzi a Tel Aviv nobilita dunque un’edizione della Mostra che ha più volte trovato nel genere la strada per raccontare abilmente il mondo che ci circonda e le sue sfumature più drammatiche, grazie a una sceneggiatura brillante e curata nei minimi dettagli, ad attori sempre in parte e dai perfetti tempi comici e alla solida regia di Sameh Zoabi, che svaria con invidiabile disinvoltura dalle posticce atmosfere dello show a quelle più realistiche in cui si muovono i protagonisti. Una commedia di grande intelligenza cinematografica, che ci ricorda una volta di più che gli sceneggiatori della nostra vita e del mondo che ci circonda siamo noi stessi, e che possiamo ogni giorno decidere la piega giusta da dare alla nostra storia.
Marco Paiano, Cinematographe.it 3 Settembre 2018Altre informazioni
Fotografia: Laurent Brunet
Musiche: André Dziezuk
Montaggio: Catherine Schwartz
Scenografia: Christina Schaffer
Costumi: Magdalena Labuz
Suono: Alain Sironval, Mourad Louanchi, Pia Dumont, David Gillain – (mixer)
Altri titoli: Tel Aviv on Fire
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