SABATO 4 e DOMENICA 5 maggio ore 18 - 20.30 (Sala Lampertico) |
Regia
Raúl de la Fuente, Damian Nenow
Genere
ANIMAZIONE, BIOGRAFICO, DOCUMENTARIO, LIVE-ACTION
Durata
85'
Anno
2018
Produzione
JAREK SAWKO, OLE WENDORFF-ØSTERGAARD PER PLATIGE FILMS, AMAIA REMÍREZ, RAÚL DE LA FUENTE PER KANAKI FILMS. COOPRODOTTO ERIC GOOSSENS, ANTON ROEBBEN PER WALKING THE DOG, STEFAN SCHUBERT PER WÜESTE FILMS, JÖRN RADEL PER ANIMATIONS FABRIK, FRANTISEK AMBRUS PER PUPPETWORKS
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Varsavia, 1975. Ryszard Kapuscinski (43 anni) è un brillante giornalista, esperto e idealista. È un fervente difensore delle cause perse e delle rivoluzioni. All'agenzia di stampa polacca, convince i suoi superiori a mandarlo in Angola. Il paese che si trova in una sanguinosa guerra civile all'alba della sua indipendenza. Kapuscinski intraprende questo pericoloso viaggio nel cuore del conflitto ma vuole testimoniare la dura realtà della guerra. Scoprirà un senso di impotenza ma sopratutto l'Angola lo cambierà per sempre. Tratto da una storia vera.
D'ora in poi bisognerà ricordarsi di citare Another day of life tra i casi di bei film tratti da bei libri, perché i giovani Raul de la Fuente e Damian Nenow hanno saputo trasportare in immagini di loro invenzione lo spirito eccezionale di un uomo e di un mestiere e trasformare una storia di quarant'anni fa in un racconto per il presente. "Facciate in modo che non ci dimentichino". Forse è questo l'imperativo che risuona nella mente di Ryszard Kapuściński, giornalista e autore del libro che da' il titolo a questo film innovativo, un mix di animazione, live-action, graphic novel e documentario. Scritto all'indomani del suo viaggio in Angola nel 1975, nel pieno della Guerra Civile, il reporter polacco vuole essere sicuro che nessuno dimentichi ciò che è successo. Raúl de la Fuente e Damian Nenow recuperano il suo messaggio e lo trasformano in un'opera audace che presentano al Festival di Cannes, un'opera che coinvolge e stupisce, resoconto coraggioso di una storia tristemente vera. Una delle tendenze più curiose degli ultimi anni, che Cannes riprende con decisione dopo La strada dei Samouni di Stefano Savona, è il documentario animato, ovvero un’opera che mescoli il lavoro di ricerca e indagine sul reale con la reinvenzione animata. Come fa Another Day of Life (fuori concorso sulla Croisette 2018) in cui i registi Raúl de la Fuente e Damian Nenow si prendono l’onere di adattare l’omonimo libro del giornalista polacco Ryszard Kapuściński, scomparso nel 2007. Il memoir – pubblicato in Italia da Feltrinelli – racconta i tre mesi che il reporter ha trascorso in Angola durante la guerra civile e il film ricostruisce quell’avventura come un cartoon per adulti alternandola le interviste ai veri protagonisti che raccontano ciò che hanno perso e guadagnato da quella presunta rivoluzione, cosa è accaduto a loro e al paese 40 anni dopo. Tratto da una storia vera, recitano i titoli di testa. Prima di addentrarci nella recensione di Ancora un giorno è necessario ricostruire il contesto storico dei fatti raccontati dal film, un viaggio ai limiti della sperimentazione tra animazione e documentario. È il 1975, la guerra in Vietnam è appena finita, siamo in piena guerra fredda. Dopo la Dichiarazione di Indipendenza l'Angola è sull'orlo di una guerra civile, una lotta a tutto campo tra le diverse forze del territorio che si contendono il potere. In un misto di disperazione e rabbia, i portoghesi terrorizzati dalla possibilità di un attentato raccolgono tutto ciò che hanno e scappano abbandonando le città: quello che vogliono è solo salvare le proprie ricchezze. Lo scrittore e giornalista polacco Ryszard Kapuscinski è stato, probabilmente, uno dei più importanti narratori di conflitti del novecento letterario. Lo è stato a dispetto di quelle accuse che lo hanno definito, nonostante gli accurati e vividi resoconti di ben ventisette rivoluzioni, un impostore più impegnato a drammatizzare e rendere appetibili i fatti che a descriverli da fuori, onestamente. Ed è dalle pagine di Ancora un giorno, opera risalente al 1976 che racconta la fine della guerra di liberazione in Angola e i suoi cambiamenti interni, che il regista Raùl De la Fuente, con Damian Nenow, parte per rappresentare la stessa lontana ed esotica terra nel medesimo momento di conflitti nella sua omonima opera cinematografica.
Soggetto: Ryszard Kapuściński – (libro)Trama
Critica
La vita di "Ricardo" a Luanda e il viaggio verso l'avamposto di Farrusco, da dove nessuno sembra essere mai tornato - esperienza che lo scrittore ha pubblicato nel '76 ed è stata poi tradotta in tutto il mondo - sono narrati con la tecnica di un'animazione vicina al graphic novel, nella quale trova spazio tanto la soggettività delle riflessioni di Kapuściński quanto la concitazione delle azioni, e soprattutto la descrizione di ciò che non può essere detto a parole, perché pura "confusão" emotiva. Su questa base s'innestano brevi e intense interviste ai protagonisti di allora oggi: il collega reporter Arturo, Luis Alberto, e poi i capitoli più commoventi del film, dedicati al vecchio Farrusco e a Carlota, la combattente più in gamba del movimento, uccisa a due mesi dal compimento dei suoi vent'anni.
Another day of life è un reportage di guerra, un'immersione nella Storia, ma anche un viaggio nell'anima, tra incancellabili sensi di colpa e risposte esistenziali che soltanto chi ha vissuto così può avere in cambio. È anche un film con una reale ragione di essere, che va oltre la testimonianza. Tutti i personaggi coinvolti hanno una cosa in comune: hanno visto qualcosa che ha cambiato la loro vita. E là dove ci sono delle immagini che hanno questo potere, c'è un film che domanda e merita di venire alla luce.
Marianna Cappi, Mymovies.it, 13 maggio 2018
Movieplayer.it, aprile 2019
Assieme agli sceneggiatori Niall Johnson, Amaia Remirez e David Weber, Nenow e De La Fuente usano un’animazione tecnicamente affascinante, rilettura dell’antica pratica del rotoscopio (ricalcare i disegni su corpi e movimenti degli attori) alla luce di tecnologie e possibilità computerizzate, per dare forma ai ricordi, per rendere avvincente e ritmato il racconto usando volti e voci della realtà come scarto cinematografico che riporti lo spettatore con gli occhi per terra.
Another Day of Life inoltre sembra voler usare la libertà visiva del curioso mix per riflettere anche su come i media raccontino e rappresentino gli eventi storici, partendo da un testo seminale e da un figura come quella di Kapuściński che ha cambiato il modo di scrivere di guerra, politica e storia.
Nenow e De La Fuente utilizzano lo sviluppo del racconto e dei personaggi per testare stili e modi agli antipodi, dallo spettacolo hollywoodiano nel disegno delle battaglie all’astrazione stilistica e impressionista del lavoro sul Kapuściński intimo, rendendo così Another Day of Life un film che inciampa qua e là nel gestire fonti e materiali così disomogenei e nell’armonizzarli, ma che pure si fa apprezzare per la cura, la capacità realizzativa, l’efficacia nel comunicare attraverso un personaggio straordinario più grande del cinema e della vita stessa.
Emanuele Rauco, Cinematografo.it, 11 Maggio 2018
Si lasceranno dietro devastazione, caos e povertà e il paese diventerà ben presto il campo di battaglia di una guerra su procura tra le due super potenze: Usa e Unione Sovietica.
È la situazione che il reporter Ryszard Kapuscinski, autore del romanzo omonimo da cui è tratto il film, si ritroverà davanti nel settembre del 1975 quando arrivò per la prima volta nella capitale, Luanda, unico corrispondente estero in quell'inferno sceso in terra. Il racconto che ne viene fuori è un monito a non dimenticare, un manifesto sull'etica di una professione, quella giornalistica, sempre più bistrattata, strattonata e umiliata da un esercito di scribacchini. La forma scelta dai due registi per raccontare il viaggio di Kapuscinski in Angola, è quanto di più illuminante e coraggioso sia stato fatto fino a oggi nell'ambito di due generi che qui si sposano alla perfezione.
La trama di Ancora un giorno procede come un racconto di guerra, che ben presto assume però i contorni di un personalissimo viaggio interiore, un cammino di rinascita tra senso di incertezza e solitudine, alienazione e paura, fino a diventare riflessione sul ruolo del reporter di guerra quando Kapushinski si ritroverà tra le mani una notizia che se diffusa potrebbe provocare la morte di migliaia di persone. Mentre fuori infuria la guerra civile, nell'animo di questo antieroe gli interrogativi si moltiplicano: quali sono i limiti di un giornalismo imparziale? Dove finisce il dovere di cronaca? Si chiede Kapushinski, che non si accontenta di essere un semplice osservatore esterno: durante la permanenza al fronte stabilirà con la gente del posto un rapporto basato sull'empatia e la compassione. Giornalista e combattente allo stesso tempo, consapevole di aver infranto il codice deontologico, si lascerà attraversare dagli eventi.
Attorno disordine, caos, scompiglio, anarchia e un'insopportabile senso di impotenza: in una sola parola confusao, termine che in Angola definisce questo perenne stato di smarrimento e confusione altrimenti intraducibile. "Qui non ci sono fatti, solo confusao", racconterà; chilometri di strade sterrate, disseminate di cadaveri di madri e figli, dove Kapushinski perderà per sempre la pace.
Lo spettatore rivive le emozioni e il senso di turbamento che scuotono il protagonista attraverso alcune sequenze animate surreali: a loro spetta il compito di rappresentare le visioni e gli incubi che abitano la mente del reporter, trascinando il pubblico in un mondo dominato dall'assenza di regole.
La vera forza del film consiste nella combinazione di linguaggi diversi: lo stile della graphic novel e la poesia dell'animazione incontrano quello del documentario quando irrompe il realismo delle immagini di repertorio, di vecchie foto in bianco e nero, o la potenza delle testimonianze, quarant'anni dopo, di alcuni dei protagonisti di quei fatti in carne e ossa.
Non asettica cronaca di guerra, ma racconto intimo e spesso tormentato, una narrazione che assume le fattezze delle persone incontrate, o dei ricordi dei sopravvissuti.
Due i personaggi che nella memoria di Kapushinski rimarranno a lungo il simbolo e il volto di quel conflitto: Carlota, "il sorriso dell'Angola", una fiera guerrigliera di appena vent'anni e il riluttante comandante Farrusco, ex soldato dell'esercito portoghese che anziché arruolarsi scelse di stare dalla parte dei più deboli e svantaggiati, ovvero il popolo angolano.
Lo stesso a cui il maestro del giornalismo moderno, come da molti è stato definito, volle a tutti i costi rendere giustizia obbedendo a un imperativo che in quei tragici risuonava da ogni angolo: "Fai in modo che non ci dimentichino".
"Volevano essere tutti fotografati per lasciare una traccia, per rimanere", racconta la voce fuori campo del protagonista. E così fece: scrisse pensando a loro, perché tutti potessero sapere. Perché la memoria ci salva, perché l'oblio ci rende più vulnerabili e ignoranti e il compito di un buon giornalista è aiutare a non dimenticare fatti, volti, persone, storie.
Concludendo la recensione di Ancora un giorno non possiamo non riconoscere la portata di un esperimento coraggioso e rivoluzionario. I registi riescono a evitare i rischi di un'operazione che poteva risultare un'accozzaglia di linguaggi e generi diversi. Intimismo e racconto di guerra procedono su binari paralleli amalgamandosi alla perfezione in una narrazione che commuove e scuote le coscienze.
Elisabetta Bartucca, Movieplayer.it, 17 aprile 2019
Il quadro raffigurato, tanto nell’opera di Kapuscinski che in quella di De la Fuente, è quindi quello cristallizzato entro un determinato periodo storico che si apre con la fine della dipendenza dell’Angola (dal Portogallo) ma che non ha ancora visto una fine: a ravvivare l’interesse e la partecipazione dell’autore non è la guerra di liberazione, conclusasi proprio nel 1975, bensì quella guerra civile che da lì ha cominciato a vessare senza sosta la nazione, e che ai giorni nostri non si è ancora estinta del tutto (se non, in via solo ufficiale, nel 2002). Sono storie che hanno bisogno di un prosatore appassionato come prima Kapuscinski e, poi, l’erede De la Fuente, perché altrimenti rimarrebbero invisibili all’Occidente. E De la Fuente, all’opera d’origine, riesce nell’intento di aggiungere tutto ciò che di buono poteva essere aggiunto in forma filmica, sebbene risultasse impensabile: il suo Ancora un giorno, infatti, è una commistione perfettamente equilibrata fra 60 minuti di animazione, qualche minuto di interviste e, come se non bastasse, svariati minuti (attorno agli 80) dedicati all’agiografia dello stesso Kapuscinski (che ha la voce di Kerry Shale).
La testimonianza di un terribile massacro sotto la luce del sole, portato sul grande schermo grazie a un’inventiva artistica senza confini, da parte di Arturo (Daniel Flynn), che anni dopo rivela l’impossibilità di dimenticare e trovare la pace e ripercorre, in epoca presente, la stessa strada attraversata quel giorno. Lo smisurato talento registico di De la Fuente non lascia al caso la scelta dell’animazione: lo strumento è utilizzato tenendo conto del suo massimo potenziale visivo, e dunque via con espressive cornici e sfrenati movimenti che rendono Ancora un giorno un’opera dallo spirito anarchico e ribelle, e caotica per una giusta causa. Non si tratta, dunque, di una decisione calcolata o artificiosa: la giusta causa è, per De la Fuente che immagina e il polacco Nenow che tratteggia e anima, quella di annettere alle sequenze belliche di straordinario impatto anche un genere assai vicino all’action vero e proprio, per tempi e stilemi.
Il film, come a suo tempo la creatura di Kapuscinski, pennella una grande lotta dai termini incalcolabili, senza riservarsi dettagli crudeli per ritrarre le mille sfumature di una terra lontanissima, per spazio e non solo per tempo. Non sarebbe azzardato, pertanto, definire Ancora un giorno un’opera sperimentale e coraggiosa da un punto di vista prettamente filmico, ma, soprattutto, politica e rivoluzionaria, che parla del passato per rivolgersi a chi vive il presente; siamo dinanzi a un’operazione brillante, ardita e davvero unica nel suo genere, che poi altro non è che il risultato di tanti generi fusi insieme. Ed è a dir poco sconvolgente che un’armonia così bilanciata fra svariate forme cinematografiche abbia dato vita a quanto di più vicino al report giornalistico si possa pensare, solo per genuinità e senso d’immediatezza, ma che resti, alla fine, cinema più puro che mai. Cinema avveniristico, di avventura, pieno di sentimento e di guerra, ma solidamente anti-guerra.
Federica Cremonini, Cinematographe.it, 17 Gennaio 2019Altre informazioni
Sceneggiatura: Raúl de la Fuente, Amaia Remirez, Niall Johnson, David Weber, Damian Nenow
Fotografia: Raúl de la Fuente, Gorka Gomez-Andreu
Musiche: Mikel Salas - brano "Ancora un giorno" di The Bluebeaters e Willie Peyote
Montaggio: Raúl de la Fuente
Suono: Oriol Tarrago
Altri titoli: Another Day of Life Tratto da: libro "Another Day of Life" di Ryszard Kapuściński
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