Critica
I loro soprannomi sono apparentemente innocenti (Maraja, Pesce Moscio, Dentino, Lollipop, Drone), ma non esitano a salire sul motorino per compiere i crimini peggiori nel nome del dio denaro.
Avere il controllo dei quartieri è tutto, urge sottrarli agli avversari, ogni mezzo è quello giusto secondo la non-legge della strada.
Il lavoro di casting, spiega il produttore Carlo degli Esposti, è stato intenso e ha portato alla scelta di non puntare su attori professionisti ma piuttosto su ragazzi provenienti dal rione Sanità, per rispettare l'autenticità dei volti e del racconto attraverso di essi.
Così Roberto Saviano, autore del libro e sceneggiatore del film insieme a Maurizio Braucci: "L'immagine che resta impressa è quella di un ragazzino che sfida un vecchio boss che lo minaccia per lasciare il quartiere. Il ragazzo gli dice: "Per diventare bambino ci ho messo 10 anni, per spararti in faccia ci metto un secondo". Raccontiamo ragazzini criminali, che prendono per la prima volta nella storia il potere colmando lo spazio vuoto dei boss in carcere o latitanza. Quindicenni in grado di gestire il narcotraffico che smuove milioni di euro e che sono capaci di uccidere a sangue freddo, eppure dormono ancora nella loro stanzetta accanto ai genitori".
All'ottava edizione di Ciné - Giornate di cinema di Riccione è stata proiettata una sequenza in cui i ragazzi rubano per sfregio un albero di Natale e lo trascinano fino al loro quartiere bruciandolo. Si spalmano sanguinaccio sul corpo, urlano e si ubriacano festosi di fronte al rogo, incitandosi a vicenda. Le atmosfere sono cupe, il tono dark è quello di un perfetto noir di strada, la cinepresa si inchioda sui corpi dei ragazzi con uno stile che a tratti ha molto del documentaristico.
Il senso, sottolinea Nicola Maccanico di Vision Distribution, è raccontare una storia di ragazzi senza edulcorazione, per mostrare come e dove stia andando il nostro tempo.
Claudia Catalli, Mymovies.it, 4 luglio 2018
Diretto da Claudio Giovannesi e sceneggiato dallo stesso con Maurizio Braucci e Roberto Saviano, La paranza dei bambini racconta la storia di un gruppo di adolescenti che a Napoli, nonostante la loro giovane età, si confrontano con la malavita. Nicola e i suoi amici hanno solo quindici anni eppure hanno fame di soldi, di vestiti alla moda e motorini nuovi di zecca. Maneggiando armi, tengono sotto scatto il rione della Sanità. Tra di loro, si amano come fratelli e non temono nulla, né la prigione né la morte. Sanno che la loro unica possibilità è quella di rischiare ogni cosa seppur con l'irresponsabilità dell'adolescenza.
Con la direzione della fotografia di Daniele Ciprì, le scenografie di Daniele Frabetti, i costumi di Olivia Bellini e la colonna sonora originale di Andrea Moscianese e Claudio Giovannesi, La paranza dei bambini è tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano, autore dietro a cui si devono anche i successi di Gomorra e Tatanka. A spiegare le ragioni dell'adattamento è lo stesso regista: "La paranza dei bambini racconta la relazione tra l'adolescenza e lo stile di vita criminale: l'impossibilità di sperimentare i più importanti sentimenti di adolescenza, amore e amicizia, in una vita segnata dal crimine. Il film mostra come un quindicenne e i suoi amici coetanei perdano l'innocenza. La decisione di Nicola, il protagonista, di abbracciare la criminalità diventa lentamente irreversibile e onnicomprensiva, richiedendogli il sacrificio del suo primo amore e dell'amicizia. In tale contesto, diviene per lui impossibile vivere i sentimenti di base della stessa adolescenza".
"Anche se il percorso verso gli inferi non è un desiderio innato nei giovani ma è una conseguenza derivante da una diffusa illegalità, La paranza dei bambini non vuole rappresentare nessun punto di vista sociologico", ha proseguito Giovannesi. "Si è per tale ragione scelto il punto di vista dei giovani, senza giudicarli, e si mostrano i loro sentimenti adolescenziali in relazione allo stile di vita criminale e all'ambizione del potere: la narrazione dell'arco criminale è sempre in relazione con la storia delle loro emozioni, delle loro amicizie e dei loro amori, che sono destinati a fallire proprio a causa di come hanno deciso di vivere.
Nonostante abbiano quindici anni, i protagonisti sono costretti a vivere in costante contatto con la morte, considerandola come una possibilità molto concreta e vicina: sperimentano l'ambizione della conquista e scelgono di conseguenza la guerra in maniera irresponsabile. Il desiderio di potere nei giovani nasconde anche un ingenuo paradosso, tipico di chi ha la loro stessa età, di voler fare del bene attraverso il male. Uccidendo i padri, sono costretti a sostituirli e, per farlo, riducono il tempo a disposizione della loro crescita, sacrificano la loro spensieratezza e considerano la morte o il carcere come possibilità reali e quotidiane".
Redazione Filmtv.it, 6 febbraio 2019