Critica
Il cinema dopo il successo di Quasi amici ha riproposto in più occasioni storie di incontri 'impossibili' in cui uno dei due soggetti soffriva di un problema fisico. Non si può affermare che siano tutti riusciti e quelli che non lo sono stati spesso avevano un elemento a loro sfavore: prendevano le mosse da una storia inventata.
In questa occasione invece la base della narrazione è reale e il film ce ne mostra le prove. Certo ci sono situazioni finalizzate al sorriso o alla tenerezza collocate al punto giusto ma si sente che sotto e al di là di esse staziona la vita vissuta con tutte le sue preoccupazioni. Questo elemento emerge non tanto dal rapporto tra i due protagonisti che parte da un'iniziale reciproca diffidenza per poi sciogliersi e trasformarsi in complicità quanto piuttosto dalla figura della madre di David.
Questa donna che deve gestire da sola il progressivo avvicinarsi a una fine che sembra segnata sul calendario di un figlio così giovane è una persona comune che dedica tutte le sue facoltà al figlio mentre cerca conforto in un fedele che frequenta la sua stessa comunità religiosa. Il sapere che il ragazzo è affidato alle cure di un trentenne che di affidabile sembra avere solo la propensione per la bella vita non può rassicurarla. Ecco allora la richiesta di foto frequenti che dimostrino che il figlio sta bene.
Potremmo definire Conta su di me un film didattico nel senso positivo del termine. Uno di quei film cioè che andrebbero mostrati nelle scuole per dimostrare e mostrare, con il mezzo dell'entertainment, che c'è un'umanità che vive nel disagio e/o nella malattia che spesso si trova a poca distanza da noi. Trovare un po' di tempo per 'volontariarsi' farebbe bene a loro e a noi.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it, 19 novembre 2018
Il titolo originale di Conta su di me è “Questo stupido cuore”: al centro di tutto c’è infatti proprio lui, quel muscolo da cui dipende la nostra vita e che nel caso del quindicenne David non ha mai funzionato a dovere, fin dalla nascita, causandogli un’infinità di problemi fisici collaterali e un’aspettativa di vita limitata, tanto che è considerato e sa di essere un malato terminale. Ed è lo stesso cuore che influenza i suoi rapporti umani ed affettivi col resto del mondo, quello sano. A parte questo, David è un ragazzo così bello, spiritoso e intelligente che sembra impossibile abbia vissuto sempre con l’unica compagnia dei giovani malati della scuola ospedaliera e della madre.
Dal momento che quella che si racconta nel film - pur con gli inevitabili abbellimenti della finzione - è una storia vera, viene da pensare a quanti altri si trovino nelle sue condizioni senza mai avere la fortuna di trovare un amico fuori, qualcuno che li aiuti a realizzare i loro normalissimi desideri. In questo senso Conta su di me è un film sulla malattia inguaribile vista attraverso gli occhi dei fortunati che per lo più la ignorano o addirittura la ostacolano, come il rozzo inquilino che blocca con un secchio la porta dell’ascensore quando il ragazzo deve salire. Il mondo è, nella stragrande maggioranza, indifferente al dolore degli altri e solo il contatto diretto con chi soffre può cambiare il punto di vista di chi ne è immune, fino a trasformare la sua percezione del mondo.
E’ così che nel film il fatuo e indolente Lenny, che pensa solo alle ragazze e passa le notti a stordirsi in discoteca e rincasa ubriaco al punto da parcheggiare la sua lussuosa macchina in piscina, viene “condannato” dal padre, un cardiochirurgo pediatrico stakanovista, a fare compagnia a un suo giovane paziente e ad esaurire i suoi desideri. Privo di fondi e buttato fuori di casa, Lenny ci prova, guidato dal proprio interesse, pensando di cavarsela con qualche regalo e senza impegnarsi più di tanto. Quello che non ha messo in conto è l’ostinazione di David, che intuisce in lui un fratello maggiore più fortunato e problematico e risveglia in lui la sopita propensione all’altruismo. La loro amicizia e il tempo che trascorrono insieme per cancellare le voci sulla bucket list di David, dà a quest'ultimo fiducia e speranza e fa uscire entrambi dalla loro prolungata infanzia.
Come film, Conta su di me rispetta il canone di quello che suo malgrado è diventato un genere, alternando momenti drammatici a scene divertenti e toccanti. Il suo merito principale sta nel non scivolare mai nel pietismo, in una confezione della storia fluida e convincente e nell’interpretazione di due attori belli, bravi e affiatati come Elyas M’Barek (che avevamo già apprezzato nei due Fuck you, Prof! e in Benvenuti in Germania) e il quasi debuttante Philip Noah Schwarz. Se vi sembrano troppo perfetti e attraenti, niente paura: il regista Mark Rothemund ha lasciato per i titoli di coda una sequenza in cui vediamo i due veri protagonisti della storia e scopriamo un lieto fine (provvisorio) che non immaginavamo.
Del resto, è già da un po’ che dalla Germania ci arrivano delle commedie interessanti e non banali sui rapporti umani, in questo caso declinati con sincerità ad altezza di adolescente e rivolti a un pubblico in grado di comprenderlo e apprezzarlo: non è un caso se Conta su di me ha vinto al festival di Giffoni il premio Generation + 13.
Daniela Catelli, Comingsoon.it, 21 novembre 2018
Una delle ragioni che fa funzionare il film è la prova recitativa del giovane Philip Noah Schwarz. Classe 2001, nonostante la poca esperienza nel campo dello spettacolo (ha alle spalle un film e alcune apparizioni televisive), l’attore tedesco se la cava egregiamente nei panni, per nulla facili, di David.
A lui si contrappone Elyas M’Barek, attore austriaco che, al contrario ha abbastanza esperienza sul piccolo e grande schermo. Nonostante la differenza d’età, in Conta su di me, i due interpreti hanno trovato la giusta sintonia, regalando eleganti e scoppiettanti duetti.
Anche se la storia può sembrare prima di originalità – e forse questo può considerarsi una debolezza – la sceneggiatura fluida rende il film scorrevole e gradevole. Le parole sono scelte con cura e, a dispetto delle tematiche trattate, Conta su di me riesce a ironizzare sulla malattia, senza esagerare né schernire.
Il regista Marc Rothemund punta l’occhio della telecamera sui protagonisti, David e Lenny, cogliendone lo sguardo e il loro stato emotivo, vero motore dell’intera pellicola. La storia raccontata in Conta su di me è semplice ma furbescamente costruita a puntino per colpire il cuore dei più sensibili. Il film non piacerà quindi al pubblico esigente, in cerca di qualcosa di originale, ma regalerà comunque molte emozioni.
Verdiana Paolucci, Cinematographe.it, 19 novembre 2018