Critica
Grazie alla performance di Nicola Di Benedetto che offre a Mieli tutti i diversi stati emotivi di una personalità complessa su più versanti, stimola chi vedrà il film ad andarsi a leggere o a ri-leggere quanto accadeva nella società italiana dei primi anni ’70, a scoprire cos’era il FUORI, a cercare filmati in cui il vero Mieli esprime il proprio pensiero.
Adriatico riesce non solo a raccontare con aderenza, anche sul piano filologico, quegli anni e ciò che si muoveva all’interno del mondo omosessuale ma anche a rendere con grande acutezza il clima che si respirava nella famiglia Mieli. Sarebbe stato facile, come a volte accade, trasformare padre, madre, fratelli di Mario in macchiette retrive e ridicole. Invece no. Grazie ad un minuzioso lavoro di casting troviamo Antonio Catania che ci mette di fronte al personaggi di un industriale della seta incapace di accettare questo figlio troppo ‘diverso’ ma al contempo gli inietta una dose di amarezza che nasce proprio da questo sentirsi privo di strumenti di comprensione.
Lo stesso accade per fratelli e sorelle a cui vengono concesse poche battute che delineano però un distacco auto protettivo o una avversione dettata da quella norma che Mario combatteva. Insieme a una zia che non parla ma che osserva e tutto comprende abbiamo poi la madre di Sandra Ceccarelli (va ringraziato ogni regista che ce la fa ritrovare sullo schermo) che ha nello sguardo tutto l’amore e tutta la tensione di chi comprende e vorrebbe anche sostenere ma è costretta a non oltrepassare i limiti imposti da un ruolo familiare che non può essere mai del tutto dimenticato.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it, 17 ottobre 2019