MARTEDì 12 novembre 2019 ore 15.30 - 18 - 20.30 ore 21 (Sala Lampertico in V.O. con sottotitoli in italiano) MERCOLEDì 13 novembre ore 15.30 - 18 - 20 - 22 GIOVEDì 14 novembre 15.30 - 18 - 20 |
Regia
Claude Lelouch
Genere
ROMANTICO
Durata
90'
Anno
FRANCIA
Produzione
SAMUEL HADIDA, VICTOR HADIDA, CLAUDE LELOUCH PER LES FILMS 13, DAVIS FILMS; COPRODOTTO FRANCE 2 CINÉMA
Cast
Anouk Aimée (Anne Gauthier), Jean-Louis Trintignant (Jean-Louis Duroc), Marianne Denicourt (Responsabile del Campo di Orgueil), Souad Amidou (Françoise Gauthier), Antoine Sire (Antoine Duroc), Monica Bellucci (Elena), Tess Lauvergne (La figlia di Françoise), Vincent Vinel (Il cantante), Laurent Dassault (L'addetto alla reception), Françoise Coupel (Il direttore del drugstore), Laurent Prudhomme (Il gendarme) |
Dopo essersi incontrati e aver vissuto una folgorante passione, Jean-Louis Duroc e Anne Gauthier non si sono più visti. L'ex pilota si perde spesso nei suoi ricordi e il figlio si impegna a ricercare colei di cui il padre parla sempre. Sarà così che Anne vedrà nuovamente Jean-Louis, facendo in modo che la loro relazione ricominci da dove si era interrotta.
Il mondo del cinema ha delle sue specificità alcune delle quali possono sembrare in contraddizione tra di loro ma, per fortuna, si tratta di una contraddizione salvifica. Claude Lelouch ama da sempre giocare con il cinema e la sua forma, con una libertà che spesso gli è stata rimproverata, così come la dipendenza nei suoi film dall’emozione e dall’amore. Il suo maggior successo, il fillm che ha reso noto nel mondo, con la palma d’oro a Cannes e l’oscar per il miglior film straniero, fu nel 1966 Un uomo, una donna. La storia d’amore fulminante, nata sulla spiaggia di Deauville, fra un pilota di auto da corsa, Jean-Louis (Trintignant) e Anne (Anouk Aimée), segretaria d’edizione nel cinema. Due vedovi giovani, lui con un figlio, lei con una figlia, più meno della stessa età. I due si incontrano e si amano in maniera travolgente eppure fugace.
Sceneggiatura: Claude Lelouch - (adattamento diaologhi), Valérie Perrin - (adattamento dialoghi)Trama
Critica
Perché si può tranquillamente bypassare il fatto che nel 1986 Claude Lelouch aveva già fatto reincontrare Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimèe (ovvero Jean-Louis Duroc e Anne Gauthier) in Un uomo una donna oggi film che non è da annoverare tra i suoi esiti migliori. I due si ritrovavano e comprendevano di non poter fare a meno l'uno dell'altra. Ma il cinema fortunatamente può anche essere memoria attiva e allora ben venga che Lelouch dimentichi e ci faccia dimenticare quel film non riuscitissimo (salvo per alcune immagini in cui si vede Jean-Louis gravemente ferito per un incidente) per proporci invece uno delle sue opere più intime e capaci di suscitare emozioni.
A un certo punto l'anziano Jean-Louis dice: "È più facile sedurre 1000 donne che sedurre la stessa 1000 volte". Il cinema di Lelouch è stato spesso tentato dalla seduzione nei confronti dello spettatore con fasi iniziali di film in cui entravano in scena innumerevoli personaggi che andavano ad ingrossare rivoli di storie attraenti che talvolta però finivano con il disperdersi in favore di quelle principali. Questa volta il registro è totalmente differente. Basta osservare, in stato di completa ammirazione nella prima sequenza, il volto di Trintignant su cui, ripreso in primo piano, scorrono per alcuni minuti ricordi, pensieri piacevoli, vuoti di memoria senza che nessuna parola venga pronunciata, per comprendere che Lelouch ha fatto definitivamente propria la frase di Victor Hugo che dà anche il titolo al film: "I migliori anni di una vita sono quelli ancora da vivere". Lelouch 'vive' questo film girato in continuità e nell'arco di soli 13 giorni.
Il 13 è un numero magico per lui che ha chiamato la sua casa di produzione "La 13" perché 13 sono lettere che compongono il suo nome e cognome e che diede alla camera di hotel in Normandia condivisa dai due due protagonisti in Un uomo una donna il numero 26 (13x2). Lo 'vive' e lo fa vivere non solo ai due attori che metafilmicamente si ritrovano oggi e si incrociano con la loro iconicità, ormai divenuta un classico, di un tempo ma va a cercare gli interpreti dei reciproci figli di allora e gli chiede di tornare a interpretare quei ruoli nella maturità.
Ne nasce un film che non si rivolge solo ai nostalgici di un 'classico' che è entrato a buon diritto nella storia del cinema e neppure a chi conosce la filmografia del regista a cui offre l'inserto dello spericolato Pour un rendez vous un corto girato all'alba a Parigi nel 1976 con la camera montata sul cruscotto di un'auto lanciata in piena velocità con alla guida un Lelouch pronto ad ignorare qualsiasi divieto. Questo film si rivolge a tutti coloro che sono disposti a riflettere sul mistero della vita e su quello dei sentimenti che la attraversano spingendosi fino alla terza età. Senza però pensare di 'chiudere' spazi o di rivolgersi a un'imminente fine.
Se nella casa di riposo, come afferma Jean-Louis, "non si vive ma si aspetta solo di morire" quel reincontrarsi con Anne per entrambi significa 'rivivere' e guardare avanti con la consapevolezza di un dono che è stato reciproco anche se poi si è estinto. Nella quotidianità ma non nell'intimo. Questa presenza mai cancellata si riaccende negli sguardi, nei sorrisi in un'auto da corsa divenuta ora una sedia a rotelle da spingere con amore. Una parola di cui Lelouch non ha mai avuto paura nel cinema e nella vita. Talvolta sbagliando ma sempre intenzionato a non smettere mai di cercarne il senso. Questo è il 49esimo film di Claude Lelouch. Il prossimo sarà ancora migliore.
Giancarlo Zappoli, Mymoves.it, 20 maggio 2019
Lelouch era già tornato a far visita si suoi personaggi, nel 1986, in Un uomo e una donna, oggi. Questa volta però lo fa in grande stile, a oltre cinquant’anni di distanza, con Jean-Louis anziano e malato, chiuso in una casa di riposo, a cui Anne fa visita, su richiesta del figlio di lui. Non la riconosce, ma presto i loro incontri diventano sempre più intimi e fanno ringiovanire quel vecchio solitario, sempre nostalgico, che ricorda quella splendida donna, amore di un attimo, che “somiglia proprio tanto a lei”, come dice ad Anne.
Lelouch torna a raccontare l’ossessione per il tempo, che nel 1966 era proiettato sul presente e il futuro, con la coppia alle prese col tentativo di elaborare un lutto, facendo passare inesorabili le giornate di corteggiamento affinché potesse finalmente scoppiare l’amore fra loro. Questa volta è il passato a irrompere violentemente nella vita di loro due, ormai anziani. Un passato sotto forma delle (tante) scene prese dal film originale, con musiche e colonna sonora di Francis Lai e Calogero. Un passato implacabile che li mostra belli e giovani, mentre il rievocare luoghi, situazioni e le gite in macchina del passato li porta a scoprire un rapporto diverso e non meno simbiotico rispetto alla passione di amorosi sensi di cinquant’anni prima. Un costante gioco con la memoria che svanisce, come nel caso di Jean-Louis, o conduce fra passato e presente, fra sogno e ricordo, rievocazione e la disperata ricerca di nuovi momenti di vita, pronti a diventare a loro volta ricordi condivisi.
La nostalgia è irrefrenabile, ne I migliori anni della nostra vita, né Lelouch vuole porre un freno al fiume in piena di ricordi e di sovrapposizioni fra biografie personali degli attori e dei personaggi. Qui la memoria seleziona momenti in maniera molto contemporanea, come fossero scene viste su YouTube, sottolineando ancora una volta la torrenziale ricerca dell’emozione forte di Lelouch, talvolta eccessiva e imposta allo spettatore. Difficile non subire un supplemento di coinvolgimento emotivo legato alla reale malattia di Trintignant, che per sua stessa ammissione non ha mai superato la morte violenta dell’adorata figlia, e da due anni è malato di un tumore che ha deciso di non fronteggiare con nessun trattamento medico.
Mauro Donzelli, Comingsoon.it, 17 settembre 2019Altre informazioni
Fotografia: Robert Alazraki
Musiche: Francis Lai - (originali), Calogero - (originali) - canzone originale scritta da Didier Barbelivien e interpretata da Nicole Croisille, Calogero
Montaggio: Stéphane Mazalaigue
Scenografia: Bernard Warnas
Costumi: Christel Birot
Suono: Harald Maury, Jean Gargonne - (montaggio), Jean-Noël Yven - (montaggio), Christophe Vingtrinier – (mixer)
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