MARTEDì 14 e MERCOLEDì 15 maggio ore 15.30 - 18 - 20.30 GIOVEDì 16 maggio 2019 ore 15.30 - 17.30 - 20 - 22 |
Regia
Federico Bondi
Genere
DRAMMATICO
Durata
94'
Anno
2019
Produzione
MARTA DONZELLI, GREGORIO PAONESSA PER VIVO FILM CON RAI CINEMA
Cast
Carolina Raspanti (Dafne), Antonio Piovanelli (Luigi), Stefania Casini (Maria) |
Dafne, una donna di 30 con la sindrome di Down che vive con i suoi genitori, grazie al suo carattere vivace ed esuberante riesce ad organizzarsi da sola la sua vita. Tuttavia, alla morte improvvisa della madre l'equilibrio familiare si sgretola: mentre Dafne affronta il lutto con coraggio e incoscienza, suo padre cade in una profonda depressione, tormentato dall'idea che lei, quando anche lui se ne andrà, rimarrà da sola. Ma Dafne ha intorno a sé una rete di amici e colleghi a sostenerla. Poi, complice una sessione di trekking in montagna verso il paese natale di Maria, padre e figlia impareranno conoscersi meglio e a superare i rispettivi limiti.
Federico Bondi un giorno ha visto in strada un padre anziano insieme a una figlia affetta dalla sindrome di Down e ha iniziato a chiedersi come potesse essere la loro vita. (...) L'opera seconda di Bondi, presentata alla sezione Panorama della Berlinale (dove ha vinto il premio Fipresci), è un piccolo film fatto di eventi quotidiani, che si muove sul filo rischioso della commedia drammatica riuscendo quasi sempre a mantenersi equidistante dai vezzi del cinema d'autore e dalle scorciatoie ruffiane. Inutile dire che molto del suo interesse è nella protagonista, Carolina Raspanti, sulla quale sono cucite le scene, e che porta un elemento di imprevisto e di vita in ogni scena. La protagonista di Dafne, un film teso tra dramma e commedia ma senza pietismo, Carolina Raspanti, classe 1984, è una delle quarantamila persone che oggi in Italia sono affette da sindrome di Down. Eppure la pellicola di Federico Bondi, vincitore del premio FIPRESCI nella sezione Panorama dell’ultima Berlinale, non parla di disabilità. Nessuno pare notare la diversità di Dafne, neanche lo spettatore. Prima di leggere questa recensione di Dafne, chi ha un po' di memoria storica festivaliera da cinema d'autore italiano, ricorderà che non è la prima volta che Federico Bondi punta la sua macchina da presa sulle donne. Così era stato per Mar Nero (2008), con quell'incontro di anime insolite interpretate da Ilaria Occhini e la giovane attrice rumena Dorothea Petre. E Dafne, presentato nella sezione Panorama della 69esima Berlinale, possiede la forza delle donne sin dal titolo e gioca abilmente tra finzione e realtà sulla fusione tra Dafne e l'attrice che la interpreta, Carolina Raspanti.
Soggetto: Federico Bondi, Simona BaldanziTrama
Critica
Da lì è nata una sceneggiatura che però sarebbe rimasta chiusa nel file di un computer se il regista non avesse incontrato quella letterale forza della Natura che risponde al nome di Carolina Raspanti che ha messo se stessa in Dafne e ha, al contempo, trasferito Dafne in sé. Perché Carolina, come ha dichiarato il regista, non ha letto un rigo della sceneggiatura che è stata rispettata ma anche adattata di volta in volta grazie alla piena consapevolezza da parte dell'attrice della propria condizione.
Bondi ha avuto la capacità di intuire che Carolina/Dafne non andava 'guidata' ma accompagnata nel film perché solo così avrebbe potuto venire progressivamente in luce (e manifestarsi in tutta la sua pienezza nell'on the road finale) la complessità e al contempo la linearità di un'esistenza alla cui base sta una sincerità profonda che accomuna tutti i Down. Che sanno essere anche crudeli e ruvidi (come Dafne lo è col babbo) perché capaci di cogliere i punti deboli altrui e di portarli allo scoperto non per cattiveria ma per la costante ricerca di un rapporto che sia privo di finzioni.
Però, proprio per questo, si può stare certi che quando manifestano un apprezzamento o un affetto, questo nasce davvero dall'interiorità e non ha nessun secondo fine occulto. Federico e Carolina, grazie anche alle doti di understatement di Antonio Piovanelli nel non facile ruolo del padre, hanno creato il ritratto di una persona non facilmente dimenticabile.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it, 12 febbraio 2019
Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 21 marzo 2019
Maria (Stefania Casini) e Luigi (Antonio Piovanelli) sono una coppia di toscani attempati ma saldi e uniti, il cui grande amore si riflette in Dafne, loro unica figlia, una trentenne loquace, diretta, spiritosa, volitiva, che vive con loro e lavora in una Coop.
L’improvvisa scomparsa della madre manda in frantumi gli equilibri familiari: Dafne e il padre, dopo i primi momenti di smarrimento, confortati dall’affetto di familiari, amici e colleghi, affrontano il ritorno alla vita quotidiana, alla casa più vuota di prima, al lavoro, riuscendo a mantenere uno spirito combattivo e una sensibilità davvero inaspettati. I due diventano così l’uno ragione di vita per l’altra.
Quando Dafne propone al padre di raggiungere a piedi il cimitero arroccato sull’Appennino dove riposa la mamma, la passeggiata si trasforma in un viaggio di scoperta, di vicinanza, di confidenze, di rivelazione di sentimenti profondi e struggenti e, nel tentativo di guardare avanti, scopriranno molto l’uno dell’altra.
La protagonista non subisce la propria diversità ma la accoglie, ci dialoga, vive la sua condizione con equilibrata serenità. In un mondo che “obbliga” all’efficienza e all’illusorio superamento della sofferenza, Carolina/Dafne ci ricorda di accettare, nei suoi limiti, la condizione data a ciascuno e di viverla pienamente.
Questo insolito on the road tra padre e figlia mette certamente a fuoco le dinamiche genitoriali messe a dura prova dal corso della vita, ma ci aiuta a riconsiderare, ed è questo il suo merito principale, la resilienza nascosta nelle persone apparentemente più indifese e fragili. E la bravura di Bondi è stata nel riuscire a non trasformare la disabilità in mero intrattenimento.
Simone Porrovecchio, Cinematografo.it, 14 Marzo 2019
Dafne è una giovane donna determinata, caparbia ed entusiasta, che con attenzione quasi maniacale si prende cura di tutte le persone che le stanno attorno, dai genitori ai colleghi di lavoro. La interpreta Carolina Raspanti, alla sua prima esperienza sul grande schermo, scrittrice e portatrice di sindrome di Down, di cui ci si accorge solo per gli inconfondibili tratti somatici che accomunano chi ha un cromosoma in più. Durante una vacanza in montagna con i genitori, la mamma muore a causa di un malore. Le certezze di Dafne si sgretolano, il padre è disperato, è tempo di cambiare e crescere.
C'è un aspetto che distingue Dafne da tutti gli altri e non è certo la sindrome di Down. Dafne è sempre autentica, dice ciò che pensa ma soprattutto esprime senza vergogna le emozioni. Federico Bondi punta tutto su questa libertà, su questa capacità e la mette in mostra. Sotto lo sguardo di parenti preoccupati ed un padre senza più riferimenti, Dafne rifiuta calmanti che le eviterebbero di piangere disperatamente per la morte della madre. La ragazza sembra sapere una grande verità: a volte bisogna attraversare il dolore, viverlo e quindi anche sfinirsi di pianto.
Federico Bondi sceglie il viaggio per permettere alla sua protagonista di prendere coscienza di sé. Dafne diventa adulta riscoprendosi in un altro ruolo, quello di figlia che si prende cura di suo padre. Risolleva il genitore dall'oblio del dolore per la perdita della moglie e lo fa trovando il proprio modo di onorare ricordi e tradizioni della madre scomparsa pur mescolandoli con i suoi gusti e le cose per lei fondamentali come il lavoro e gli amici. Pur non volendo fare un film sulla diversità, Bondi dedica alcune scene a Antonio Piovanelli che nel ruolo del padre di Dafne, racconta della nascita della sua bambina, dei timori verso quella sindrome tanto temuta quanto mai approfondita e di come la sua vita sia cambiata in positivo. C'è cosi tanta normalità nella diversità che Dafne ha anche uno strano effetto calmante per chi teme chiunque abbia una minuscola caratteristica fuori dal comune.
Se non sapessimo che Carolina non è Dafne e che pur assomigliandosi, le due sono persone distinte, penseremmo di essere di fronte ad un documentario. Con questa difficile scissione tra finzione e realtà, Bondi gioca continuamente, con i lunghi piani sequenza, inquadrature che accompagnano ma non invadono gli spazi dei personaggi. Lo spettatore entra nella routine di Dafne e suo padre, pranza e cena con loro, si chiede se sia il caso di smettere di fumare solo perché Dafne riesce ad essere più convincente degli altri sul fatto che faccia male alla salute. Anche i numerosi detti, citati da Dafne a supporto di ogni raccomandazione che fa al padre o ai suoi amici, diventano rinnovata saggezza e prendono forza. Dafne è Carolina, non ci sarebbe film senza il carisma di una neo-attrice che nella vita come nella finzione si dice una ragazza senza fronzoli e spiazza per la sua sognante concretezza. Chi non ama i film parlati che comunicano attraverso la quotidianità dei dialoghi e un'estetica da cinema del reale, potrebbe avere qualche riserva su Dafne. Tutti gli altri possono tranquillamente lasciarsi trasportare dall'energia della protagonista che, se mai vorrà lasciare il suo amato lavoro alla Coop, si è sicuramente guadagnata un futuro da attrice.
Chiara Nicoletti, Movieplayer.it, 21 Marzo 2019Altre informazioni
Sceneggiatura: Federico Bondi
Fotografia: Piero Basso
Musiche: Saverio Lanza
Montaggio: Stefano Cravero
Scenografia: Cristina del Zotto
Costumi: Massimo Cantini Parrini
Suono: Mirko Guerra - (presa diretta), Daniela Bassani - (montaggio e mixage), Marzia Cordò - (montaggio e mixage), Stefano Grosso - (montaggio e mixage), Giancarlo Rutigliano - (montaggio e mixage)
Federico Bondi
Nato nel 1975 a Firenze laureato in Storia e Critica del Cinema, nel 2008 debutta nel lungometraggio con Mar Nero, in concorso al 61° Festival di Locarno (dove vince il Pardo d’oro alla migliore interprete femminile, il Premio Giuria Ecumenica e il Premio Giuria Giovani) e candidato al David di Donatello per la migliore attrice protagonista e al Nastro d'argento per il migliore regista esordiente.
Dalla fine degli anni novanta è regista di spot e documentari, tra cui Soste (2001), Soste Japan (2002), L’uomo planetario. L’utopia di Ernesto Balducci (2005), Educazione affettiva (2014).
DAFNE è il suo secondo lungometraggio di finzione.
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