Critica
(...) non va sottovalutato l'exploit di un personalissimo autore d'élite come Yorgos Lanthimos. Abbandonate le sue parabole cerebrali su amore e potere (da 'The Lobster' a 'Il sacrificio del cervo sacro'), con 'La favorita' impegna le sue doti di drammaturgia visiva per metterci tra gli intrighi di sottane regali a corte nell'Inghilterra della Regina Anna, lasciando spazio a un cast che funziona come un trio pianoforte, violino e violoncello (...) sembra una sorta di 'Eva contro Eva' tra le pagine dei drammi di trono shakespeariani. Nell'immagine, un po' Kubrick un po' 'Angelica alla corte del re'. Racconta con intelligenza 'come' lo fanno le donne, ciò che gli uomini fanno e non dovrebbero fare...
Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 31 agosto 2018
(...) sconfinando per la prima volta in una sceneggiatura altrui - ispirata alle «commedie di maniera» inglesi e alla tragedia greca - Yorgos Lanthimos non perde un'oncia della sua straziata ironia. (...) Di pungente umorismo nel giocare l'inedito triangolo erotico-sentimentale, e servito da un ottimo trio di attrici (Rachel Weisz, Emma Stone e una Olivia Colman insuperabile nel mutevole personaggio di Anna), «La favorita» diverte, ma resta anche è un'amara riflessione sul meccanismo perverso del potere e l'ambigua complessità dei rapporti umani.
Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 31 agosto 2018
Il temibile Yorgos Lanthimos, beniamino dei festival internazionali ed esponente di un cinema glamour misantropico col suo fidato sceneggiatore Efthymis Filippou, stavolta invece convince abbastanza con un progetto scritto da altri, l'adattamento di un radiodramma della Bbc. Una specie di 'Eva contro Eva' in cui due donne (Rachel Weisz e Emma Stone) si contendono i favori della Regina d'Inghilterra, nei primi del Settecento, in un crescendo di perfidia e manipolando i destini della guerra con la Francia. La sessuofobia del regista trova una sponda nell'idea del sesso come arma di potere. La regia certo si trattiene a stento, tra omaggi pittorici sette e ancor più seicenteschi (gli inevitabili Vermeer e de la Tour), echi di Greenaway e ovviamente di Kubrick (anche qui, come in 'Barry Lyndon', sul più bello arriva un brano di Schubert a creare straniamento cronologico). Ma grandangoli, carrelli indietro e totali grotteschi di nobili incipriati non ingoiano del tutto la storia, e ci si diverte nel gioco libertino grazie alla brillantezza di molti dialoghi. La sfida tra le due attrici è vinta con largo vantaggio da Emma Stone, la giovane dall'apparenza ingenua.
Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 31 agosto 2018
Dietro la facciata glamour di costumi e scenografie da XVIII secolo, Yorgos Lanthimos dirige un noir modernissimo e perfidamente erotico sul triangolo Anna Stuart (monarca pigra afflitta da gotta), Sarah Churchill (rapace e capace consigliera) e la dark lady Abigail (di lei nei libri di Storia nessuna traccia). I primi 90 minuti sono perfetto humour british nel descrivere un cerchio magico al femminile dove il maschio è preda e la lingua velenosa . Poi il gioco al massacro si fa leggermente massacrante, e prevedibile, anche se Olivia Colman (Anna), Rachel Weisz (Sarah) ed Emma Stone (Abigail) sono duellanti spettacolari nella giostra del doppio gioco cortigiano. È come rivedere 'Barry Lyndon' di Kubrick tinto di un rosa dal sapore rosso sangue.
Francesco Alò, 'Il Messaggero', 31 agosto 2018
Leone d'argento e coppa Volpi per Olivia Colman alla Mostra di Venezia 2018, ora nominato per dieci Oscar - inclusi quelli per il film e per le attrici (la Colman classificata protagonista; Emma Stone e Rachel Weisz classificate non protagoniste) - 'La favorita' è cattiveria pura con una spruzzata di umorismo nero. Di Yorgos Lanthimos si era detto, per 'The Lobster' e per 'Il sacrificio del cervo sacro', che era pesante e misantropo; ora vediamo che sa essere anche lieve e misogino. Avendo per riferimento tanto la satira di Jonathan Swift (1667 1745) quanto gli odi fra donne su sfondo hollywoodiano (in primis Eva contro Eva di Joseph Mankiewicz), Lanthimos evoca la Londra di corte nel 1709-1711. (...) Lanthimos ha avuto in mente altri film di evocazione delle classi alte britanniche nel periodo tra fine 600 e fine 700, come' Il mistero dei giardini di Compton House' di Peter Greenaway e 'Barry Lindon' di Stanley Kubrick. Ma tiene anche far capire, con anacronismi musicali e lessicali che non sono sviste, che racconta il passato per parlare del presente. La lotta per il potere - è il significato della Favorita è combattuta dai militari e dai politici nelle fasi eliminatorie. Nelle fasi finali il potere giace nelle alcove e lì va raccattato. In questa prospettiva, il personaggio inglese della Stone (interprete americana, il cui accento nella versione originale del film può esser quello delle classi alte britanniche) e il suo «largo ai giovani» incarnano - con un paio di secoli d' anticipo - il ricambio delle egemonie fra i colonizzati e i colonizzatori, cioè tra gli americani e gli inglesi, che la Grande Guerra sancì e che il secolo seguente ha perpetuato. Per quanto titoli di testa, premi passati e premi futuri per l'attrice protagonista vadano alla Colman, è la Stone che con questo film s'impone definitivamente, anche perché i dialoghi degli sceneggiatori (Deborah Davis, Tony McNamara) le offrono le battute secche, salate e spiritose che restano nella memoria dello spettatore.
Maurizio Cabona, 'Il Messaggero', 24 gennaio 2019
Anna Stuart prima regina del regno unito d' Inghilterra e di Scozia non è mai stata frequentata dal cinema. Né bella né intelligente non lasciò rimpianti né eredi alla sua morte nel 1714. Fu chiamata (in vita) la Grande probabilmente perché vinse le guerre in cui fu coinvolta (per esclusivo merito del suo generale, il duca di Malborough antenato di Winston Churchill). Ora il cinema l'ha cercata, in omaggio alla vague delle teste coronate sul piccolo e grande schermo. E siccome su Anna c'era poco da raccontare (una grassa donna golosa, incapace di fare figli) in questo suo debutto sullo schermo ha messo al centro le sue favorite, le due donne che a turno guidarono la politica del regno e a turno s'infilarono nel letto di Anna. Due donne perché gli uomini del tempo di Anna (tranne Malborough) furono tutti totalmente inaffidabili (vagheggini profumati e cretini). (...) Piacerà. Lo crediamo, lo speriamo perché è il nostro personale favorito nella corsa agli Oscar, con dieci nomination ricevute. Favorito perché diretto e recitato da Dio. Anzi da dee. Olivia Colman (Anna) Rachel Weisz (Sarah) e Emma Stone (Abigail) si danno battaglia all' ultimo sangue e la scelta è dura, durissima. Solo la Colman però è entrata in finale (per conto nostro le avremmo imbarcate tutt' e tre per un meritato ex aequo). La Colman è entrata, la Weisz l'avrebbe meritato, ma forse è la Stone quella riconoscibile per una marcetta in più. Per la prima volta impegnata in un personaggio decisamente sgradevole, Emma è spettacolare (...). Chi ha visto il film in lingua originale, dove Emma cava fuori il suo vocione roco non può non tifare per lei. E non tifare per il regista Yorgos Lanthimos che coraggiosamente ha messo da parte tutti i cliché del romanzone storico e ha optato per una messinscena che abbina lo sfarzo alla truculenza (gli intrighi di corte come un balletto grottesco, una vera fiera delle vanità dove la vera politica è rigorosamente esclusa).
Giorgio Carbone, 'Libero Quotidiano', 24 gennaio 2019