LUNEDì 19 ottobre 2020 ore 15.30 - 18.30 MARTEDì 20 e MERCOLEDì 21 ottobre ore 15 - 18 - 21 GIOVEDì 22 ottobre 15.30 - 18.30 (Sala ODEON) ore 20.30 (Sala Lampertico) V.O. con sottotitoli |
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Regia
Destin Daniel
Genere
BIOGRAFICO, DRAMMATICO, POLIZIESCO
Durata
136'
Anno
2019
Produzione
ASHER GOLDSTEIN, MICHAEL B. JORDAN, GIL NETTER PER OUTLIER SOCIETY
Cast
Michael B. Jordan (Bryan Stevenson), Jamie Foxx (Walter McMillian), Brie Larson (Eva Ansley), O'Shea Jackson Jr. (Anthony Ray Hinton), Tim Blake Nelson (Ralph Myers), Rob Morgan (Herbert Richardson), Rafe Spall (Tommy Chapman), Karan Kendrick (Minnie McMillian) |
Una storia vera potente e stimolante, "Il diritto di opporsi" segue il giovane avvocato Bryan Stevenson (Jordan) e la sua storica battaglia per la giustizia. Dopo essersi laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere fin da subito di svolgere dei lavori redditizi. Al contrario, si dirige in Alabama con l'intento di difendere persone condannate ingiustamente, con il sostegno dell'avvocatessa locale Eva Ansley (Larson). Uno dei suoi primi casi, nonché il più controverso, è quello di Walter McMillian (Foxx), che nel 1987 viene condannato a morte per il famoso omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante la preponderanza di prove che dimostrano la sua innocenza, e il fatto che l'unica testimonianza contro di lui sia quella di un criminale con un movente per mentire. Negli anni che seguono, Bryan si ritroverà in un labirinto di manovre legali e politiche, di razzismo palese e sfacciato, mentre combatte per Walter, e altri come lui, con le probabilità - e il sistema - contro.
L’altra faccia di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, dove il cantante Ronnie Van Zant se la prendeva con Neil Young dicendo: “Un uomo del sud non ha comunque bisogno di lui”. La stoccata era per i testi di Alabama e Southern Man, con cui Young criticava lo spirito razzista di quella terra. Ed è proprio da qui che parte Il diritto di opporsi. Basato sulla vera storia raccontata da Stevenson nel libro "Just Mercy", Il diritto di opporsi è il resoconto di una battaglia contro l'ingiustizia e il razzismo nello Stato reso celebre da Harper Lee con il suo "Il buio oltre la siepe": l'odissea di un innocente accusato ingiustamente di un omicidio e difeso dal coraggioso avvocato Atticus Finch.
Soggetto: Bryan Stevenson – (romanzo)Trama
Critica
Colore della pelle, disuguaglianze, una condanna ingiusta per una persona che agli occhi della società è nata criminale. La sua colpa è di essere afroamericano, di mettere in dubbio la superiorità dell’uomo bianco già solo con la sua esistenza. Il suo nome è Walter McMillian, accusato ingiustamente dell’omicidio di una diciottenne e condannato a morte. A difenderlo c’è l’avvocato Bryan Stevenson, che ancora oggi combatte nei tribunali d’oltreoceano. Il caso che il film racconta è accaduto davvero.
Il regista Destin Daniel Cretton non ha bisogno di calcare la mano per mettere in scena un legal thriller solido, con un tris d’assi come Michael B. Jordan, Jamie Foxx (il migliore dei tre) e Brie Larson. Confronta la realtà con la finzione, sottolinea più volte che l’omicidio è avvenuto a Monroeville, dove Harper Lee ha scritto Il buio oltre la siepe. L’ingiustizia viene perpetrata proprio dove la grande autrice aveva lanciato il suo messaggio di speranza.
Per tutto il film la figura di Atticus Finch (che per molti ha sempre il volto di Gregory Peck) aleggia per le strade deserte di una provincia dove, per antichi retaggi, il diverso fa ancora paura. Stevenson è il nostro Atticus. Non ha la carnagione chiara, ma è dalla parte del più debole, e fa propria la causa dei suoi clienti. Avrebbero avuto bisogno di lui anche i ragazzi della miniserie When They See Us, diretta da Ava DuVernay. Lì si parlava di uno stupro (come ne Il buio oltre la siepe), qui di un brutale assassinio. Ma tutto è collegato, e la vicenda affonda le radici nei principi per cui cineasti come Spike Lee lottano da decenni.
In una parola: uguaglianza. E quello per cui si batte Stevenson è proprio il mitico “la legge è uguale per tutti”, che in America si riassume nel “In God We Trust” (abbiamo fiducia in Dio). Cretton pesca a piene mani da Stephen King e Frank Darabont (Il miglio verde), e si avvicina anche al Clint Eastwood di Fino a prova contraria. La questione tempo è centrale, la sedia elettrica incombe. Qualcuno ha i giorni contati, a meno che non arrivi un giovane da Harvard pronto a trasformarsi in una nuova bandiera.
Cretton vuole far indignare, ma il suo non è un cinema “urlato”. La parola è ai giurati, al pubblico. E sul banco degli imputati non c’è solo McMillian, ma un intero sistema corrotto. A pagare è la gente comune, che poi sceglie di scendere in strada con una mitragliatrice in mano. Come ne Il momento di uccidere di Joel Schumacher. Stevenson ha realmente fondato l’Equal Justice Initiative, organizzazione no-profit che offre una giusta assistenza legale a chi si trova nel braccio della morte. Per non perdere mai Il diritto di opporsi.
Gian Luca Pisacane, Cinematografo.it, 1 Gennaio 2020
Il regista Destin Daniel Cretton prosegue il suo sodalizio artistico con Brie Larson, che qui ha il ruolo di un'avvocatessa locale, per raccontare una storia di ingiustizia e pregiudizio che, come molti film di questo periodo, raffigura l'umiliazione rituale degli afroamericani partendo dal più comune degli abusi della polizia yankee: il fermo ingiustificato, spesso accompagnato da mortificanti perquisizioni.
Stevenson entra volontariamente in un abisso di scorrettezza e discriminazione razziale perché sa cosa voglia dire nascere nero in America ed essere etichettato sulla base del colore della pelle. "Basta guardarlo in faccia" è infatti la motivazione data dalle autorità dell'Alabama per incarcerare un innocente, e l'accusa "lombrosiana" nasconde una paura profonda del diverso.
Cretton ricostruisce la vicenda di Stevenson sposando interamente il suo punto di vista, e questo purtroppo rende il racconto meno efficace. Ma questa (ennesima) storia di ingiustizia a sfondo razziale è il ritratto di un'America che ancora oggi tollera disparità ingiustificabili. La vicenda narrata infatti non accade negli anni Cinquanta ma nei Novanta, eppure incontra le resistenze e ostruzionismo dell'epoca precedente alle battaglie per i diritti civili degli afroamericani.
Nel mirino c'è anche la pena di morte, qui illustrata da una lunga sequenza che dà (giustamente) la misura di quale lucida spietatezza entri in gioco nell'esecuzione di un essere umano. In questo contesto la popolazione nera non concepisce la propria esistenza come vita ma come sopravvivenza, sempre minacciata dall'arbitrio dei bianchi. E le tattiche usate dalle autorità per fare della comunità afroamericana un capro espiatorio "naturale" fanno accapponare la pelle.
Tuttavia una visione meno manichea della vicenda narrata avrebbe giovato alla narrazione, e reso più sfaccettato il ragionamento. Michael B. Jordan e Jamie Foxx sono al servizio di questa visione sbilanciata, ma restano convincenti nei rispettivi ruoli del coraggioso avvocato e di McMillian. L'elemento di novità resta il fatto che oggi Atticus Finch può essere nero, il che dà un incoraggiamento alla comunità afroamericana per cui "la mancanza di speranza è il peggior nemico della giustizia".
Paola Casella, Mymovies.it, 2 gennaio 2020Altre informazioni
Sceneggiatura: Destin Daniel Cretton, Andrew Lanham
Fotografia: Brett Pawlak
Musiche: Joel P. West
Montaggio: Nat Sanders
Scenografia: Sharon Seymour
Arredamento: Maggie Martin
Costumi: Francine Jamison-Tanchuck
Effetti: Nick Coleman (Nicholas Coleman) – (supervisione)
Suono: Onnalee Blank - (supervisione montaggio;mixer)
credits: